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Resistere è un Dovere, Non un Reato

Ieri Roma ha parlato. Non con i titoli dei giornali, non con gli opinionisti da salotto, ma con i corpi, le voci, le mani alzate e i passi decisi di migliaia di persone che hanno invaso le strade della capitale per dire un chiaro, netto, collettivo NO al cosiddetto “decreto sicurezza”.

Non ci giriamo intorno. Il cosiddetto decreto sicurezza, approvato in prima lettura alla Camera, è un attacco frontale alla democrazia. È un tentativo palese di imbavagliare il dissenso, criminalizzare la protesta, intimidire chi alza la testa. Non stiamo parlando di misure “tecniche”. Stiamo parlando di repressione politica, di un disegno autoritario che prende forma davanti ai nostri occhi.

Si vogliono zittire le piazze, controllare le menti, blindare lo spazio pubblico. In nome della “sicurezza” – quella parola che da troppo tempo viene svuotata e usata come clava contro chi dissente – si vuole riportare l’Italia a un tempo in cui protestare era un crimine e obbedire un dovere cieco.

Nella piazza di Roma hanno sfilato gli eredi della Resistenza, non dei codici fascisti. Questo governo vuole soffocare il conflitto sociale, impedire agli studenti di scendere in piazza, reprimere lavoratori, attivisti, insegnanti, sindacalisti. Ma la memoria è più forte. E la Costituzione – quella vera, nata dal sangue e dalla lotta antifascista – ci parla ancora chiaro: la sovranità appartiene al popolo. E il popolo ha il diritto di ribellarsi quando la libertà viene calpestata..

Non siamo davanti a una normale legge. Siamo davanti a un salto di qualità repressivo. E il silenzio, l’indifferenza, l’attesa passiva sono complici. Le proteste in atto sono più che legittime: sono sacrosante.

A chi ci accusa di “turbare l’ordine”, rispondiamo: sì, vogliamo turbarlo, questo ordine ingiusto e autoritario. Vogliamo rovesciarlo. Vogliamo lottare per una società più equa, fondato sulla giustizia, sulla libertà, sulla partecipazione.

La democrazia non è mai un regalo. È una conquista.


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