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Il grande inganno: l’Europa sull’orlo del baratro

Negli ultimi anni, l’Europa ha assistito a una crisi senza precedenti, il cui epicentro si trova in Ucraina. Dietro la retorica ufficiale della difesa della democrazia e della libertà, si nasconde una strategia ben più cinica: l’utilizzo dell’Ucraina come strumento geopolitico per fratturare definitivamente i rapporti politici ed economici tra l’Europa e la Russia. A condurre il gioco, ancora una volta, gli Stati Uniti, il cui obiettivo di lungo termine è sempre stato quello di impedire un’Europa forte, indipendente e capace di un dialogo autonomo con Mosca.

Fin dall’inizio del conflitto, gli USA hanno sapientemente manipolato le tensioni esistenti per creare una frattura insanabile tra l’Europa e la Russia. Il sostegno incondizionato a Kiev, accompagnato da una narrazione che esclude ogni possibilità di negoziato, ha portato le nazioni europee a sacrificare i propri interessi strategici per servire una causa che, alla lunga, si è rivelata autodistruttiva.

Le sanzioni contro Mosca, che avrebbero dovuto indebolire l’economia russa, hanno invece avuto un effetto boomerang sulle economie europee, con il caro energia, l’inflazione e la perdita di competitività industriale. Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno tratto profitto vendendo gas liquefatto a prezzi esorbitanti e rafforzando la loro egemonia militare ed economica sul continente.

Se gli Stati Uniti hanno perseguito i propri interessi con freddezza strategica, la classe dirigente europea ha dimostrato un livello di sudditanza senza precedenti rendendoli  incapaci di opporsi a scelte palesemente dannose per i loro stessi cittadini..

La dipendenza dalla NATO e la cecità strategica hanno trasformato l’Europa in un continente senza volontà propria, prigioniero di scelte imposte dall’esterno e incapace di agire con lungimiranza.

Oggi, con l’obiettivo ormai raggiunto – una Europa frammentata, indebolita e totalmente subordinata a Washington – gli Stati Uniti non hanno più interesse a mantenere in vita la macchina bellica ucraina, così come non hanno più bisogno di un’Europa politicamente solida. Il destino di Kiev appare segnato: la guerra si trascina senza prospettive di vittoria, mentre il sostegno occidentale si affievolisce.

Ma il vero problema è che, mentre gli USA possono ritirarsi e riorientare la propria strategia globale, l’Europa si trova ora a gestire le macerie di un continente economicamente dissanguato e politicamente diviso. Il rischio di un collasso istituzionale non è più un’ipotesi lontana, così come il pericolo di un’ulteriore radicalizzazione dei nazionalismi.

Se l’Europa vuole avere un futuro, dovrà ristabilire un dialogo con la Russia e puntare su una politica estera basata sugli interessi reali dei propri cittadini, non sulle agende imposte dall’esterno.

Il prezzo dell’asservimento è sotto gli occhi di tutti: un’Europa più debole, più povera e sempre più irrilevante sullo scenario internazionale. La speranza è che i popoli europei, prima che sia troppo tardi, prendano coscienza di questa realtà e rivendichino il diritto a un futuro diverso, fatto di indipendenza, prosperità e pace.

 


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