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Il Tempo come Questione Centrale: Una Riflessione sul Pensiero di Franco Piperno

Il tempo non è soltanto una dimensione della fisica, ma un concetto che permea la vita umana, dall’organizzazione sociale alla percezione individuale. Franco Piperno, scienziato e militante politico, ha fatto del tempo una questione chiave, esplorandolo in tre dimensioni principali: la fisica, la critica dell’economia politica e la pratica politica. Analizzare il tempo attraverso queste lenti consente di cogliere la profondità del suo pensiero e la radicalità del suo approccio alle trasformazioni sociali.

La formazione scientifica di Piperno come fisico lo porta a concepire il tempo in una prospettiva che sfida il senso comune. Nella fisica classica, il tempo era considerato lineare, uniforme e assoluto: una cornice entro cui gli eventi si succedono ordinatamente. Tuttavia, la rivoluzione einsteiniana e la teoria della relatività hanno smantellato questa visione. Il tempo è ora inteso come relativo al sistema di riferimento e intrecciato con lo spazio, dando origine al concetto di “spaziotempo”.

Questa idea di un tempo non universale, ma plasmabile e soggetto a variazioni, ha influenzato la visione critica di Piperno sul controllo del tempo nella società. Proprio come nella fisica quantistica le particelle esistono in stati probabilistici, così nel pensiero di Piperno il tempo umano non è mai fissato: esso rappresenta un campo di possibilità, aperto all’azione e al cambiamento.

Nella critica dell’economia politica, il tempo assume una centralità assoluta. Con l’avvento del capitalismo industriale, il tempo è stato disciplinato e reso una merce, come mostrano le analisi di Marx. La giornata lavorativa è stata standardizzata, frammentata e regolata, sottraendo ai lavoratori il controllo sul proprio tempo di vita.

Piperno sviluppa questa riflessione in chiave contemporanea, analizzando le trasformazioni dell’economia digitale. Nel capitalismo delle piattaforme, il tempo viene ulteriormente “spremuto”: i confini tra lavoro e vita si dissolvono, e ogni momento può essere monetizzato, dall’interazione sui social media al tempo libero. In questo contesto, la sfida politica diventa liberare il tempo dalla logica del profitto, restituendolo alla creatività e alla comunità.

Piperno sottolinea inoltre come il controllo del tempo non sia neutrale: il capitale non solo domina il tempo, ma ne costruisce una narrazione. L’urgenza del “tempo reale” – una caratteristica dell’era digitale – impone una pressione costante, soffocando la possibilità di una riflessione profonda o di una resistenza organizzata.

Per Piperno, la politica è innanzitutto una questione di tempo. I movimenti rivoluzionari, secondo il suo pensiero, operano spesso attraverso interruzioni e accelerazioni temporali. La politica non segue una temporalità lineare, ma vive di momenti decisivi, di “kairos”  – il tempo opportuno – in cui si apre la possibilità di un cambiamento radicale.

Un esempio paradigmatico è il ciclo di lotte degli anni Settanta in Italia, in cui Piperno fu protagonista con l’Autonomia Operaia. In quel contesto, la temporalità del movimento si contrapponeva a quella del capitale. Se il capitalismo imponeva una temporalità disciplinata – quella della fabbrica e del lavoro salariato – il movimento rivendicava una temporalità “liberata”: quella dello sciopero, dell’occupazione, del sabotaggio. Ogni azione politica diventava un modo per riappropriarsi del tempo, sfidando l’ordine imposto.

La temporalità politica di Piperno non si esaurisce però nella lotta immediata. Egli invita a pensare a lungo termine, a immaginare il futuro come un campo aperto, non determinato dalle strutture esistenti. Questo richiede un rapporto critico con il passato: non una memoria passiva, ma una memoria attiva che riattualizzi le potenzialità inespresse delle lotte precedenti.

L’ultima riflessione di Piperno ci invita a concepire il tempo non come un flusso inesorabile, ma come una costruzione sociale e culturale. Il tempo, in questa visione, diventa uno strumento di emancipazione, un orizzonte su cui progettare un modo diverso di abitare il mondo.

Questo implica una doppia operazione. Da un lato, smascherare le forme di controllo del tempo che dominano la società contemporanea, dal capitalismo digitale alla crisi ecologica. Dall’altro, immaginare nuove forme di temporalità: tempi di vita collettiva, di riposo, di creazione, di riflessione. In un’epoca segnata dalla frenesia e dall’urgenza, questa prospettiva appare più che mai necessaria.

Ripensare il tempo alla luce del pensiero di Franco Piperno significa riscoprirne la natura plurale e trasformativa. Fisica, economia e politica non sono compartimenti stagni, ma dimensioni interconnesse che si influenzano reciprocamente. Il tempo non è mai neutrale: è un terreno di conflitto e un orizzonte di possibilità. In un mondo che sembra accelerare senza sosta, l’eredità di Piperno ci ricorda che il tempo, in fondo, appartiene a noi. Spetta a noi decidere come viverlo, come condividerlo e come cambiarlo.