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Bloccare per aprire: lo sciopero del 22 settembre come passaggio di fase
Lo sciopero del 22 settembre, convocato con lo slogan “Blocchiamo tutto”, non è semplicemente una data sul calendario delle mobilitazioni. È un passaggio di fase, un’occasione che può segnare una svolta per i movimenti sociali e per chi, da anni, cerca di opporsi a un sistema che combina guerra, precarietà e repressione. Non si tratta
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22 SETTEMBRE – SCIOPERO GENERALE BLOCCHIAMO TUTTO!
Il 22 settembre abbiamo un compito chiaro: fermare il lavoro, fermare la produzione, fermare la macchina della guerra e dello sfruttamento. Mentre in Palestina continua il massacro, con migliaia di vittime civili, case e vite distrutte sotto le bombe, i governi occidentali non solo tacciono, ma alimentano attivamente questa carneficina. Con armi, con soldi, con
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Blocchiamo tutto, per Gaza e per noi
Le immagini che arrivano dalla Striscia di Gaza non hanno bisogno di commenti: i carri armati che avanzano, i bombardamenti incessanti, le case ridotte in macerie, le famiglie distrutte. È una guerra asimmetrica, dove da un lato c’è un popolo senza esercito né difesa e dall’altro una potenza militare sostenuta dalle cancellerie occidentali. È genocidio.
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Buio su Gaza, luci nelle piazze — mobilitiamoci ora
I carri armati israeliani avanzano nelle strade di Gaza City. Drappi di fumo e polvere avvolgono le rovine di palazzi che in pochi minuti si trasformano in macerie: trentasette attacchi in venti minuti, dicono le cronache. Bombe-robot, droni, elicotteri. Un arsenale di morte che si abbatte su una popolazione intrappolata, senza possibilità di fuga. Oltre
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Bloquons tout! La Francia che non si arrende
I francesi lo stanno facendo di nuovo. Hanno deciso di non piegarsi, di non subire più in silenzio: il grido che attraversa le piazze da Rennes a Montpellier, passando per Parigi, è uno solo — Bloquons tout! Fermiamo tutto. Oltre 250.000 persone sono scese in strada. Studenti delle scuole superiori, ex gilet gialli, agricoltori, operatori
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Comunicato – Global Sumud Flotilla
Mentre in Italia si accolgono come “turisti speciali” i soldati reduci dal massacro di Gaza, la Family boat della Global Sumud Flotilla è stata colpita da un drone in acque tunisine. Un atto gravissimo, contro civili in missione di solidarietà, che viola ogni diritto internazionale e rivela la violenza e l’impunità con cui si tenta
