Ottant’anni dalla Liberazione. Un anniversario che rischia di scivolare tra le date da calendario, imbalsamato nei discorsi istituzionali e nei cortei svuotati di senso. Ma la Liberazione non è un ricordo da commemorare: è una pratica da rilanciare, oggi più che mai.
Viviamo tempi gravissimi. I venti di guerra soffiano forti, l’ombra del genocidio incombe di nuovo su territori e popoli, mentre nel cuore dell’Europa e del nostro stesso Paese avanzano logiche securitarie, razziste, repressive.
Si normalizza la violenza di Stato, si legittimano muri, si criminalizzano i corpi migranti e le voci dissidenti.
In questo contesto, resistere non è più un’opzione morale: è un’urgenza storica.
Non possiamo limitarci a difendere il passato: dobbiamo reinventare il progetto stesso della Liberazione. Prendere la memoria della Resistenza e farne carburante per nuove lotte. Farla detonare nelle strade, nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, sui social, ovunque si producano dominio e sfruttamento.
Liberazione oggi vuol dire:
- Prendere posizione netta contro ogni forma di oppressione, anche quando è “democraticamente” legittimata.
- Smascherare l’ipocrisia di un potere che celebra il 25 aprile mentre arma guerre, reprime i movimenti sociali, e firma accordi con regimi autoritari.
- Costruire alternative reali, dal basso, che sappiano unire giustizia sociale, ambientale, di genere e di classe.
- Riattivare una cultura politica capace di dire NO con forza, ma anche di immaginare un altrove possibile, radicale, collettivo.
l compito che ci spetta non è semplice. Ma proprio la memoria della Resistenza ci insegna che anche nei momenti più oscuri, la libertà può essere reinventata. Non esiste un’unica forma di resistenza: può essere civile, culturale, sociale. Oggi, essa può assumere la forma dell’impegno quotidiano contro la diseguaglianza, del rifiuto dell’odio, della costruzione di comunità solidali, della difesa della democrazia.
Non c’è Liberazione senza conflitto. Non c’è pace senza giustizia. Non c’è memoria vera senza la volontà di trasformare il presente. La Liberazione non è un’eredità da custodire. È una sfida da raccogliere, ogni giorno.
A ottant’anni dalla Liberazione, non basta ricordare. Dobbiamo rilanciarla. Perché la libertà non è un dato, è un processo. Non è un possesso, è una scelta quotidiana. E ogni generazione è chiamata a difenderla, a ridefinirla, a renderla viva.