Ancora una volta il Mediterraneo rischia di trasformarsi in un campo di battaglia per i diritti umani. Israele, attraverso le parole del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, ha annunciato la propria intenzione di trattare gli attivisti della Global Sumud Flotilla come terroristi. Non come cittadini impegnati in una missione di solidarietà, non come donne e uomini che mettono in gioco la propria vita per rompere l’assedio disumano su Gaza, ma come nemici da colpire, da umiliare, da annientare.
Dietro la retorica della “sicurezza nazionale” si cela la solita strategia: criminalizzare la solidarietà, soffocare ogni voce che osi mettere in discussione l’apartheid e l’assedio. Ma c’è un dato che nessuna repressione potrà cancellare: 50 navi provenienti da 44 paesi compongono la più grande flottiglia umanitaria mai organizzata. È un popolo in movimento, senza armi se non quelle della coscienza e della disobbedienza civile.
Israele minaccia di sequestrare le imbarcazioni e infliggere ai prigionieri condizioni di carcere duro, negando loro perfino il diritto a un pasto dignitoso. Si tratta di una violazione palese del diritto internazionale: la flottiglia naviga in acque internazionali, e nessuno Stato ha il diritto di bloccarla, figuriamoci di imprigionare chi vi partecipa. Se questo accadrà, sarà un atto di pirateria di Stato.
Di fronte a questa prospettiva, non possiamo restare in silenzio. La voce di Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, è chiara: “Noi non ci fermiamo, non ci facciamo intimidire”. È la voce che dovrebbe risuonare in ogni piazza e in ogni parlamento europeo. È la voce che dovrebbe costringere i governi, Italia in testa, a prendere posizione senza ambiguità. Perché se cittadini italiani saranno sequestrati in mare, non si tratterà solo di una violazione dei loro diritti: sarà un attacco alla libertà di tutti.
La verità è semplice e scomoda: Israele teme non le armi, ma la solidarietà. Teme la forza politica di chi rompe il silenzio, di chi sfida l’assedio non con la violenza ma con la giustizia. La Global Sumud Flotilla porta cibo, medicine, speranza: ed è proprio questo che la rende pericolosa agli occhi di chi costruisce muri e barriere.
Non possiamo accettare che la solidarietà venga equiparata al terrorismo. Non possiamo accettare che atti di umanità vengano repressi come fossero crimini. Non possiamo accettare che, ancora una volta, il Mediterraneo diventi teatro di sangue e di soprusi.
Se Israele metterà in pratica le sue minacce, la responsabilità ricadrà anche sui governi che avranno scelto di tacere. Oggi il silenzio equivale a complicità. Per questo chiediamo con forza che l’Italia e l’Europa non voltino lo sguardo dall’altra parte: difendere la Flotilla significa difendere la legalità internazionale, la dignità umana, la stessa idea di democrazia.
Perché la libertà non si sequestra in mare.
COSENZA – GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE, ORE 18.30
THE POGUES PUB – Via Mario Mari, Cosenza
Sosteniamo la Global Sumud Flotilla!