Mancano pochi giorni alla manifestazione regionale “Calabria alza la testa”, prevista per sabato 10 maggio a Catanzaro. Un appuntamento che non può essere vissuto come una semplice protesta, ma come un punto di svolta collettivo: una chiamata alla responsabilità, alla partecipazione, alla speranza. Una mobilitazione nata dal basso, per reclamare con forza un diritto fondamentale: quello alla salute, negato da anni e calpestato da una politica sempre più distante.
In tutta la regione, da mesi, sono nati comitati spontanei, reti civiche, associazioni di cittadini che hanno denunciato, documentato, resistito. Lo hanno fatto spesso nel silenzio e nell’indifferenza delle istituzioni. Lo hanno fatto davanti a ospedali chiusi, reparti deserti, ambulanze assenti, liste d’attesa che umiliano. E lo hanno fatto mentre una politica cieca e sorda si rifugiava dietro commissariamenti infiniti, promesse mancate, piani d’emergenza mai realizzati.
Ora basta. Il 10 maggio è il momento in cui la Calabria smette di subire e inizia a decidere. Ma decidere cosa? Non solo che la sanità deve tornare a essere un diritto, e non un privilegio per pochi. Ma che questa terra deve riprendersi la parola. Basta deleghe in bianco a tecnici, commissari, governi lontani. È tempo che siano i calabresi stessi a scrivere il proprio futuro.
Perché nessuno può conoscere i problemi di questa terra meglio di chi ci vive ogni giorno. Nessuno può rappresentarla meglio di chi la attraversa, la cura, la difende. Per questo il 10 maggio non sarà solo una manifestazione. Sarà una dichiarazione di presenza. Un atto di dignità. Un grido comune: “Noi ci siamo. E non ci fermiamo.”
La partecipazione non è un accessorio: è la condizione per cambiare davvero. Serve una piazza piena, colorata, consapevole. Una piazza dove ci siano giovani e anziani, operatori sanitari e pazienti, studenti, famiglie, sindaci, lavoratori. Una piazza dove ognuno porti la propria voce, la propria storia, il proprio pezzo di futuro.
Perché senza partecipazione, la politica continuerà a essere un monologo. Ma se la piazza parla, se le comunità sociali si uniscono, allora chi governa non potrà più far finta di niente.
Il 10 maggio può essere l’inizio di un nuovo protagonismo civile. Può diventare la scintilla di un movimento duraturo, capace di incidere davvero. Ma tutto dipende da noi.
Non servono eroi, ma cittadini consapevoli. Serve il coraggio di metterci la faccia, la voce, il corpo. Serve una piazza che non sia solo piena, ma viva, determinata, inarrestabile.
Scendiamo in strada non per chiedere il permesso, ma per prenderci ciò che ci spetta: dignità, diritti, futuro.
“Calabria alza la testa” è più di uno slogan: è un impegno. E ora tocca a noi.
Tutti in piazza il 10 maggio.
Perché chi partecipa cambia. Chi tace subisce.
E noi non vogliamo più subire.
“Calabria alza la testa”: il 10 maggio sia la voce dei cittadini a dettare il cambiamento
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