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Un 25 Aprile di Resistenza Presente: Unire le Lotte per Liberare il Futuro

Quest’anno, gli ottant’anni dalla Liberazione non sono stati soltanto un doveroso esercizio di memoria storica. Sono diventati un’occasione viva, urgente, per riscoprire il significato più profondo di quella parola — “Liberazione” — e per rilanciarla come orizzonte politico nel nostro presente. Lungo tutta la penisola, il 25 Aprile ha visto fiorire manifestazioni, cortei, assemblee popolari, nonostante il tentativo del Governo di destra di spegnere i riflessi più radicali della giornata, incanalandola in celebrazioni “sobrie” e innocue.

Il paese reale ha risposto invece con forza e passione. Non solo nelle grandi città, ma anche in realtà di provincia come Cosenza, si è assistito a un fenomeno significativo: movimenti, associazioni, collettivi e cittadini hanno trovato parole comuni da condividere. “No al riarmo, sì alla pace”, “contro ogni forma di sfruttamento”, “opposizione a qualsiasi forma di autoritarismo”: questi slogan non sono rimasti mere formule, ma si sono radicati come esigenze concrete, urgenze vive in chi scendeva in piazza.

Oggi il rifiuto della guerra è più che mai il terreno su cui può nascere una nuova convergenza dei movimenti. Una convergenza che riconosce nella corsa al riarmo globale, nella militarizzazione delle economie e delle società, la causa profonda della distruzione ambientale, della compressione dei diritti, dell’aumento delle diseguaglianze. La crisi climatica — cancellata dalle agende politiche a favore degli investimenti in armamenti — torna così ad intrecciarsi con le battaglie per la pace: senza pace non c’è futuro, né per l’ambiente, né per l’umanità.

Non possiamo ignorare, in questo quadro, ciò che avviene nella Striscia di Gaza. Da mesi assistiamo a una tragedia che interroga le nostre coscienze e chiama in causa le nostre responsabilità. Il popolo palestinese continua a resistere, in condizioni estreme, contro un’aggressione militare senza precedenti da parte del governo israeliano. Una resistenza che non è solo difesa della propria sopravvivenza, ma anche riaffermazione ostinata di una dignità collettiva, di un diritto inalienabile all’autodeterminazione e alla libertà. Gaza, con il suo coraggio disperato, ci ricorda che la Liberazione non è mai un fatto compiuto, ma una tensione continua contro ogni forma di oppressione.

Così come l’Italia di ieri ha conquistato la libertà lottando contro l’occupazione e il nazi-fascismo, oggi chi lotta per la giustizia sociale, per la pace, contro la devastazione ambientale e contro il colonialismo, continua quella stessa battaglia. Le piazze del 25 Aprile ci hanno mostrato che questa continuità storica non è solo ideale, ma concreta e possibile.

Unire le lotte, intrecciare le resistenze, far dialogare le tante anime del cambiamento è oggi la sfida più importante. Senza unità non c’è forza, senza visione condivisa non c’è liberazione possibile.

Ottant’anni dopo il 25 Aprile 1945, il nostro compito è chiaro: continuare a resistere per costruire un altro mondo. Perché la storia non è finita, e la Liberazione è ancora tutta da conquistare.

 

 


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