ascolta la diretta

Oltre il Capitalismo: Un Futuro Possibile

La costruzione dei movimenti sociali non è un destino scritto, una necessità storica automatica, ma un processo complesso che richiede una mobilitazione politica attiva e consapevole. Ogni trasformazione radicale della società dipende dalla capacità di connettere lotte diverse, di tradurre tra esperienze e condizioni differenti, di creare un terreno comune di organizzazione. Nulla è dato, nulla è inevitabile.
La realtà del capitalismo globale è frammentata: le forme dello sfruttamento, dell’oppressione e della resistenza assumono caratteristiche specifiche in ogni contesto. La precarizzazione del lavoro nelle metropoli industriali, la lotta per la terra nelle comunità indigene, le mobilitazioni femministe e queer, le battaglie per la giustizia climatica: ognuna di queste lotte esprime un nodo centrale della contraddizione capitalista. Tuttavia, senza un processo di traduzione politica, senza strumenti per connettere le diverse istanze in una visione unitaria, esse rischiano di restare parcellizzate, incapaci di incidere strutturalmente.
Perciò, la costruzione dei movimenti sociali non può essere un evento unico, lineare e monolitico: essa deve manifestarsi come un intreccio di molteplici transizioni, di percorsi differenziati che si rafforzano reciprocamente. L’obiettivo non è uniformare le lotte, ma renderle capaci di comunicare, di articolarsi in un processo dialettico che superi i confini imposti dal capitale.
Le forme tradizionali di organizzazione politica – partiti, sindacati e movimenti strutturati – attraversano una crisi profonda. La crescente frammentazione sociale, la precarizzazione del lavoro e l’erosione delle strutture classiche di rappresentanza hanno indebolito la loro capacità di mobilitare e dare voce alle istanze di trasformazione. Questo scenario impone una riflessione sulla necessità di ripensare ad un soggetto rivoluzionario e alle modalità organizzative dello stesso.
La crisi della rappresentanza politica è sotto gli occhi di tutti. I partiti storici faticano a intercettare le nuove esigenze delle classi subalterne, mentre i sindacati, ancorati a modelli novecenteschi di tutela del lavoro salariato stabile, mostrano difficoltà a includere la crescente marea di lavoratori precari, intermittenti e informali. La globalizzazione e la digitalizzazione del lavoro hanno destrutturato il concetto stesso di classe operaia tradizionale, rendendo obsolete molte delle strategie organizzative del passato.
Una delle sfide più grandi per chi si batte per un futuro oltre il capitalismo è intercettare e dare voce alle nuove soggettività che emergono nei contesti sociali più diversi. Movimenti ambientalisti, femministi, decoloniali, indigeni e digitali stanno ridefinendo il campo della lotta politica, spesso al di fuori dei canali istituzionali tradizionali. Questi attori, portatori di istanze eterogenee, devono trovare modalità per costruire alleanze trasversali, superando le divisioni storiche e le rigide appartenenze ideologiche.
In questo scenario, la politica deve assumere una dimensione fluida e partecipativa, capace di generare spazi di confronto e collaborazione tra soggetti differenti. Le esperienze di municipalismo radicale, cooperativismo e autogestione, nonché le nuove forme di organizzazione basate su tecnologie decentralizzate, rappresentano tentativi concreti di ripensare il contropotere e l’azione collettiva.
Il capitalismo ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento alle crisi, ma questo non significa che sia destinato a durare per sempre. Le crescenti disuguaglianze, il collasso ecologico e l’erosione della democrazia rendono urgente l’esplorazione di modelli economici e sociali alternativi. Immaginare un futuro oltre il capitalismo non significa solo rifiutarne le logiche, ma sviluppare strumenti e pratiche in grado di costruire realtà post-capitaliste, fondate sulla solidarietà, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.
Il fallimento delle forme tradizionali di organizzazione politica non significa la fine della trasformazione sociale, ma l’inizio di un nuovo ciclo di lotta e innovazione. La sfida è quella di costruire pratiche politiche capaci di adattarsi ai cambiamenti del presente, senza perdere di vista la necessità di un futuro più giusto ed equo. Solo attraverso la sperimentazione e la creazione di alleanze trasversali sarà possibile immaginare un mondo oltre il capitalismo.