Il dibattito sulla localizzazione del nuovo Policlinico Universitario – o, come lo si vuole chiamare, nuovo ospedale hub – ha acceso nei cittadini di Cosenza e dell’intera area urbana interrogativi che vanno ben oltre la mera questione urbanistica o logistica. La vera posta in gioco non è solo dove sorgerà una struttura sanitaria, ma quale sarà il ruolo futuro di Cosenza come capoluogo, come centro di riferimento istituzionale, culturale e sanitario della provincia.
Dalle dichiarazioni del Presidente Occhiuto e del Sindaco di Rende emerge con chiarezza una visione in cui il nuovo Policlinico, collocato nel territorio rendese, dovrebbe assumere il ruolo di ospedale di riferimento per l’intera provincia, inglobando anche funzioni oggi svolte dall’Annunziata. Una prospettiva che, se confermata, segnerebbe un punto di svolta – o forse di rottura – nella storia della sanità cosentina.
Ridurre l’ospedale dell’Annunziata a un semplice Punto di Primo Intervento significherebbe, nei fatti, aprire la strada alla sua progressiva chiusura. A questo proposito basterebbe guardare cosa è accaduto ai tanti ospedali periferici della nostra provincia: strutture prima declassate, poi lentamente svuotate di personale e servizi, fino a diventare gusci vuoti di quella che un tempo era l’assistenza pubblica diffusa. È un copione già visto, e che non può ripetersi nel cuore del capoluogo.
Perché, se l’Annunziata, oggi hub di alta specialità e riferimento per migliaia di cittadini, dovesse davvero ridursi a un presidio marginale, si tratterebbe non solo di un depotenziamento sanitario, ma di una retrocessione simbolica per la città. Da capoluogo di provincia, da motore amministrativo e culturale, Cosenza rischierebbe di diventare la periferia sanitaria di Rende. E questo, per una città che ha sempre rappresentato il baricentro dell’identità territoriale calabrese, non può essere accettato.
Non si tratta di fare una guerra di campanile. Nessuno mette in dubbio la necessità di un moderno ospedale universitario, di un polo d’eccellenza che unisca didattica, ricerca e assistenza. Ma ciò non può avvenire a scapito della funzione pubblica e territoriale di Cosenza. Il nuovo Policlinico deve nascere come complemento, non come sostituto dell’Annunziata.
Cosenza deve continuare a essere il luogo di direzione, di governo, di indirizzo della sanità provinciale. Un capoluogo che perde le proprie strutture strategiche non è più capoluogo, ma un nome su una targa.
Serve una visione di area urbana integrata, sì, ma equilibrata, in cui Rende e Cosenza collaborino senza che l’una si costruisca il proprio sviluppo sulle spalle dell’altra. La città di Cosenza ha diritto di sapere quale futuro si immagina per l’Annunziata, e ha il dovere di difendere il proprio ruolo.
Perché non si tratta solo di un ospedale. Si tratta del cuore stesso della città, della sua dignità, della sua centralità nella storia e nel futuro della Calabria settentrionale.
Cosenza non può diventare la periferia di nessuno.
Cosenza deve restare ciò che è sempre stata: il suo centro.
