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Domani è Natale. Non uno qualsiasi, si apre infatti l’Anno Giubilare. Ma quale significato possiamo attribuire a questo Anno Santo 2025?

La notte tra il 24 e il 25 dicembre Papa Francesco aprirà la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Poi si apriranno una dietro l’altra, nei giorni a seguire, tutte quelle delle diocesi mondiali. È un anno particolare che al di là del significato teologico, che affonda le proprie origini nel mondo ebraico (giubileo viene da jobel, il corno con cui si annunciava l’apertura dell’anno santo degli ebrei), riveste un forte valore politico e sociale. Il tema centrale del Giubileo sarà la Speranza così come scritto da Papa Francesco nella bolla di indizione dal titolo “Spes non confundit”. E quanto mai c’è bisogno di osare la Speranza.

Il 2025 si aprirà, infatti, con 56 conflitti in corso, un vero e proprio record. Il Papa proprio in queste ore incontrando gli uffici della curia romana per i consueti auguri natalizi ha sottolineato la crudeltà degli attacchi di Gaza: “Il cardinale Pizzaballa è entrato a Gaza. Bambini mitragliati e bombe su scuole e ospedali”. Una frase che ha fatto sussultare Israele. Fra l’altro il patriarca di Gerusalemme ha dovuto attendere qualche giorno prima di ricevere il via libera per entrare a Gaza. Altro motivo di attrito con Tel Aviv.
Poi c’è l’emergenza siriana. L’uscita di scena si Assad e l’Ingresso dei ribelli ex sostenitori Al Qaida prospetta tensioni interne e ritorni al passato nei costumi, soprattutto che ruolo avranno le donne nel Paese. Poi c’è il Libano e l’Ucraina. Il ritorno nella politica mondiale di Trump e l’ingresso di Elon Musk nelle questioni estere, l’affermazione del populismo e l’idea che più ci chiudiamo e meglio è. Anche l’arcivescovo di Cosenza, don Gianni Checchinato, in un’intervista dell’ultima ora afferma: “A quelli che son in giro per il mare a cercare fortuna di trovare porti accoglienti e braccia pronte ad accoglierli”.
Anche gli uffici Migrantes e Caritas calabresi con l’appoggio di Mons. Savino hanno pubblicato un comunicato dal titolo quanto mai inequivocabile: “I migranti sono in pericolo non un pericolo”.
E poi le emergenze climatiche, quelle legate all’Africa, le tensioni tra Cina e Taiwan.
Ecco, perché, in questo scenario globale delicato, con la guerra mondiale “a pezzetti” (cit. di Papa Francesco) che è ormai una certezza, l’anno giubilare diventa un momento fondamentale per rilanciare il tema della Pace e della giustizia globale. Quella Porta Santa diventa una linea di confine capace di delimitare lo spazio della violenza e della brutalità da quello della convivenza pacifica tra i popoli. Una conversione laica che parla a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, un cambio di rotta della politica internazionale svuotata di potere: Onu e UE in testa. Una conversione delle industrie belliche: più armi produciamo più aumentano i conflitti. È un”equazione chiara.
E poi c’è tutta la questione della responsabilità degli Stati coinvolti nei conflitti. Ci sono sanzioni e sentenze che meritano di essere rispettate. Su tutte quella che riguarda i mandati di arresto per Netanyahu e Gallant emessi dalla Corte Penale Internazionale. Sappiamo bene che “non può esserci pace senza giustizia” (come ci ricorda nella Lettera per la Giornata della Pace del 2002 Giovanni Paolo II).
Queste porte sante che si spalancheranno in ogni diocesi del mondo diventino allora porte aperte alla pace, luoghi di dialogo delle differenze, per quella convivialità che tanto piaceva a don Tonino Bello. Un anno per ribadire i valori universali della fratellanza. Riprendano negoziati che riconoscano le posizioni fragili di ognuno.
Ci si riscopra nella solidarietà e nelle fratellanza dei nostri quartieri multiculturali. Nelle stanze delle nostre associazioni, parrocchie, sindacati, partiti politici. Nelle aule dei nostri istituti scolastici, negli atenei universitari. Nessuna e nessuno venga lasciato indietro consapevoli che sulla barca in mezzo all’oceano ci siamo tutti, “Oggi o ci salviamo tutti o nessuno si salva”
Che sia, allora, un buon Anno Giubilare per tutte e tutti, credenti e non credenti. Un anno buono per far vincere la Speranza e la Pace perché “”Possa la forza della speranza riempire il nostro presente”

Andrea Bevacqua


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