Per la prima volta, nell’Ospedale Annunziata di Cosenza, sono stati organizzati quattro posti letto a pagamento nel reparto di chirurgia toracica. Non una stanza come le altre. Non un servizio come gli altri. Ma un piccolo, esclusivo angolo riservato a chi può permetterselo. Una scelta che potrebbe trasformare per sempre il concetto di sanità universale. Quattro letti che, in un ospedale pubblico, segnano una linea di demarcazione: chi può pagare, ha accesso a un trattamento privilegiato.
“Non è una novità assoluta”, dirà il Direttore Generale Dott. Vitaliano De Salazar , “perché le prestazioni a pagamento in alcuni contesti pubblici sono già previste”. Ma qui, nella terra dove i servizi sanitari arrancano da decenni e dove su 730 posti letto accreditati ne sono attivi appena 420, questo gesto assume un sapore diverso. Quasi amaro. Il problema non sono quei quattro pazienti che potranno pagare di tasca propria o attraverso l’intervento di un’assicurazione privata. Il problema è tutto quello che sta intorno: è la carenza cronica di posti, è il sistema che scricchiola, è l’emergenza che rischia di trasformare il privilegio in un modello.
L’inizio di un cambiamento?
“E se fosse solo l’inizio?”. La domanda è già nell’aria. Perché un precedente, una volta creato, è difficile da cancellare. La sanità pubblica italiana si è sempre fondata su un principio solido: l’universalità delle cure.
Ogni cittadino, indipendentemente dalle sue possibilità economiche, deve poter ricevere assistenza. È il fiore all’occhiello del nostro Servizio Sanitario Nazionale, un pilastro che ci distingue in Europa e nel mondo. Eppure, nella pratica quotidiana, questo principio è spesso messo alla prova da carenze, disservizi, ritardi e una spesa sanitaria sempre più compressa.
L’introduzione dei posti a pagamento potrebbe apparire come una soluzione semplice: chi può permetterselo paga, alleggerendo così i costi del sistema pubblico e consentendo al reparto di crescere. “Una crepa che porterebbe, lentamente e silenziosamente, a un modello sanitario dove il denaro non compra solo il privilegio, ma l’accesso stesso alla cura.
La Calabria: tra diritto e privilegio
Non è un caso che tutto questo avvenga in Calabria. La regione è da anni in cima alla lista delle aree più critiche d’Italia per quanto riguarda l’efficienza sanitaria. Mancano medici, mancano infermieri, mancano letti. Gli ospedali sono spesso al collasso e i pazienti sono costretti a emigrare per potersi curare. Il cosiddetto ‘turismo sanitario’ è qui una realtà quotidiana, una ferita aperta che spinge migliaia di cittadini a cercare risposte altrove.
In questo contesto, quei quattro letti assumono un significato quasi simbolico. Sono l’immagine di una doppia velocità: da un lato, un sistema che arranca per garantire i servizi essenziali a tutti; dall’altro, una piccola oasi dove chi può pagare trova subito posto.
Il punto di vista della gente
“È giusto che qualcuno abbia un privilegio solo perché può permetterselo?” si chiedono in molti. La risposta varia a seconda di chi ascolti. C’è chi applaude l’iniziativa, vedendo in essa una possibilità di attrarre fondi, migliorare i servizi e trattenere eccellenze come la dottoressa Melfi. E c’è chi la vede come una resa definitiva di fronte all’inefficienza del pubblico.
“Siamo abituati a lottare per un posto letto,” racconta Maria, che ha passato giorni in attesa per un ricovero per sua madre. “Vedere qualcuno che paga per un trattamento speciale è come una beffa. Noi qui non possiamo permetterci nemmeno il minimo”.
Eppure, la realtà è complessa. Quattro letti non cambiano il mondo, ma rappresentano un segnale. Un segnale che arriva in una regione che non può permettersi ulteriori divisioni.
Il futuro della sanità pubblica
Questa iniziativa dell’Annunziata di Cosenza è un bivio. Da un lato, la possibilità che resti un caso isolato, una parentesi aperta e chiusa nel tempo. Dall’altro, l’idea che possa diventare un modello replicabile.
Ma il prezzo di questo cambiamento è alto. Perché ogni privilegio concesso rischia di erodere quel patto sociale su cui si fonda il nostro sistema sanitario: la promessa che nessuno, mai, verrà lasciato indietro.
I quattro letti a pagamento dell’Ospedale Annunziata pongono domande che non possono essere ignorate. È questa la soluzione ai problemi della sanità pubblica? Oppure stiamo assistendo al primo passo verso un sistema dove il diritto alla cura dipenderà dal conto in banca?
Per ora, la risposta resta sospesa. Ma una cosa è certa: quei quattro letti non sono solo posti di degenza. Sono il simbolo di un dilemma che riguarda tutti.