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Cosenza e il paradosso dell’acqua: quando un bene comune diventa emergenza quotidiana

In una città attraversata da due fiumi e circondata da sorgenti, fa quasi scandalo dover parlare ancora di crisi idrica. Eppure, a Cosenza l’acqua – quel bene che un referendum nazionale ha sancito come pubblico, inalienabile e sottratto alle logiche del profitto – continua a essere gestita da una società privata e distribuita attraverso una rete fragile, logora e spesso soggetta a guasti che lasciano interi quartieri a secco.

Da anni i cittadini convivono con interruzioni improvvise, turnazioni non annunciate, abbassamenti di pressione, autobotti che diventano soluzioni-tampone e comunicati che puntano il dito su “rotture improvvise” o “lavori urgenti”. La narrazione è sempre la stessa, la responsabilità invece rimane sospesa tra mille rimpalli. Nel frattempo, l’idea stessa di diritto all’acqua – diritto reale, quotidiano, tangibile – si sgretola insieme alle vecchie condotte.

Il paradosso è evidente: mentre la volontà popolare, con un referendum chiaro e ormai storico, ha bocciato la privatizzazione del servizio idrico, in Calabria la gestione rimane saldamente nelle mani di un soggetto privato che opera come se nulla fosse cambiato. E Cosenza ne paga le conseguenze più di altre città, perché la sua rete idrica è un mosaico di tubature obsolete, in alcuni casi risalenti a decenni fa, che cadono ogni giorno sotto il peso del tempo.

Ma davvero possiamo pensare che l’unica soluzione siano interventi tampone? Davvero è accettabile che un bene primario, essenziale per la salute pubblica e per la dignità di una comunità, venga trattato come un servizio qualunque, magari al risparmio? Cosenza merita un piano straordinario di modernizzazione della rete, finanziato in modo trasparente e con criteri di efficienza. Merita un controllo pubblico rigoroso, un modello gestionale che rispetti la volontà dei cittadini e che dia priorità alla sostenibilità, all’innovazione e alla tutela del territorio.

L’acqua non è un “servizio”, è un diritto. E finché la sua erogazione continuerà a dipendere da infrastrutture fragili e da una governance opaca, questa città sarà destinata a vivere nell’incertezza. Il vero progresso, per Cosenza, non passa da grandi progetti o da opere faraoniche, ma da qualcosa di molto più semplice: aprire il rubinetto e sapere che l’acqua arriva, sempre, e per tutti.


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