Roberto Occhiuto si è dimesso. Questa è la notizia.
Ma la vera notizia è un’altra: non se n’è andato travolto da uno scandalo, da una rivolta popolare, né da una sconfitta politica. È uscito di scena logorato dal fuoco amico, da un sistema che si divora da solo, da dirigenti e funzionari che — a detta sua — gli hanno sabotato il lavoro.
Le sue parole, però, coincidono con l’arrivo di un’inchiesta che scoperchia dinamiche torbide nella Cittadella regionale: gare truccate, nomine pilotate, pressioni indebite. Il solito campionario della cattiva gestione, accompagnato da quella impunità arrogante che in Calabria è diventata costume
Ma il punto è un altro, ancora più amaro:
non è stata l’opposizione a farlo cadere.
Non una protesta, non una proposta, non una voce. Nulla. Un’irrilevanza talmente profonda da far dubitare che ci fosse davvero un’opposizione in Consiglio. E se c’era, molti calabresi non lo sapevano. O peggio: non gliene importava nulla.
Ecco la vera sconfitta. Non solo politica.
È il collasso di un intero sistema.