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La Handala sequestrata: la solidarietà non si arresta

Israele ha rapito la Handala. Lo diciamo senza giri di parole, perché è questo che è accaduto. Nella notte, in acque internazionali, l’IDF — l’esercito di occupazione israeliano — ha assaltato l’imbarcazione della Freedom Flotilla diretta a Gaza. Ventuno attivisti, tra cui due italiani e due parlamentari francesi, sono stati sequestrati e trasferiti con la forza in Israele. Ora sono detenuti illegalmente. La loro colpa? Aver osato portare un messaggio di solidarietà al popolo palestinese sotto assedio.

Questo è un atto di pirateria di Stato, un’aggressione armata contro civili disarmati. Non è un incidente. Non è un “errore di sicurezza”. È la dimostrazione che chi si oppone, chi rompe il silenzio, chi cerca di forare l’embargo criminale su Gaza con strumenti pacifici, viene trattato da nemico. E nel silenzio complice dell’Europa, la legalità internazionale viene calpestata ancora una volta da Israele con arroganza e impunità.

La Handala non trasportava armi, ma dignità. Non portava odio, ma cure, materiali medici, sostegno umano. Quella barca rappresentava ciò che chi bombarda, assedia e reprime teme più di tutto: la solidarietà internazionale. Per questo l’hanno fermata. Per questo ora quei 21 attivisti sono prigionieri. E per questo, oggi, loro iniziano uno sciopero della fame. E noi dobbiamo fare la nostra parte.

Perché non è accettabile che cittadini europei vengano rapiti e detenuti senza processo per aver osato sfidare l’apartheid. Non è tollerabile che parlamentari eletti vengano zittiti con la forza. Non è più il momento di analisi fredde e comunicati diplomatici: è tempo di mobilitazione.

Dove sono i governi italiani e francesi? Dove sono le istituzioni europee? Se tacciono, sono complici. Se non chiedono il rilascio immediato dei loro cittadini, sono alleati della repressione. L’Europa si riempie la bocca di “diritti umani” ma si inginocchia davanti a ogni crimine commesso da Israele in nome della “sicurezza”.

Ma noi non taceremo. Chi è salito sulla Handala lo ha fatto per tutti noi. Per dire che Gaza non è sola, che il popolo palestinese non è dimenticato, che esiste un’umanità che resiste all’indifferenza e alla menzogna. È nostro dovere raccogliere il loro testimone. Scendere in piazza, occupare le strade, far sentire che la Handala non è affondata. Che la solidarietà non si arresta, non si sequestra, non si cancella.

Oggi più che mai, gridiamolo forte: Palestina libera. Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni. Fine dell’impunità israeliana. Libertà per la Handala e per Gaza.


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