La macchia rossa che ha colorato l’Aia nei giorni scorsi, con oltre centomila persone scese in piazza per manifestare solidarietà al popolo palestinese, non è soltanto un’immagine potente: è un grido collettivo che attraversa confini, ideologie e appartenenze. È la dimostrazione che, al di là delle posizioni ufficiali dei governi, esiste una coscienza civile globale che rifiuta di restare in silenzio di fronte a ciò che sempre più voci autorevoli definiscono senza esitazioni un genocidio.
Nel cuore dell’Europa, sede della Corte Internazionale di Giustizia, l’umanità si è data appuntamento per ricordare al mondo che ogni vita conta, che la giustizia internazionale non può essere selettiva, e che il diritto umanitario non è una concessione diplomatica, ma un fondamento irrinunciabile della convivenza tra i popoli.
L’annuncio del primo ministro israeliano di aprire un varco per gli aiuti umanitari, arriva come una goccia nel mare del dolore e della devastazione che da mesi si abbattono sulla Striscia di Gaza. Potrà forse servire ad alcuni Stati occidentali per giustificare il proprio immobilismo o per pulirsi la coscienza con una narrazione accomodante che dipinge Israele come uno Stato democratico che, seppur con durezza, rispetta i principi del diritto. Ma la realtà è più complessa, e spesso più crudele.
Le immagini che ci giungono da Gaza — ospedali bombardati, bambini sotto le macerie, famiglie distrutte — non possono essere neutralizzate da aperture tardive o da operazioni di facciata. La comunità internazionale non può continuare a oscillare tra l’indifferenza e la diplomazia ipocrita. Le parole hanno un peso, ma sono i fatti a raccontare la verità. E i fatti parlano di un popolo sotto assedio, di un’intera generazione a rischio annientamento, di un conflitto dove il concetto di “proporzionalità” è stato da tempo stravolto.
Il popolo sceso in piazza all’Aia ci ricorda che l’umanità esiste ancora, che la solidarietà non è morta e che la giustizia, se vuole essere vera, deve essere uguale per tutti. Il loro messaggio è semplice ma potente: fermatevi. Fermate le bombe, fermate la violenza, fermate l’orrore. E cominciate, finalmente, ad ascoltare.
Per questo, invitiamo tutte le cittadine e i cittadini a partecipare alla manifestazione per la Palestina che si terrà a Cosenza il 24 maggio.
Scendiamo in piazza insieme per chiedere la fine della violenza, per affermare il diritto alla vita e alla dignità del popolo palestinese, per dimostrare che la nostra voce, unita, può ancora fare la differenza.