L’episodio di Padova, con il fermo di 22 militanti del Centro Sociale Pedro e il loro rilascio dopo quasi 12 ore di trattenimento in Questura, è un attacco frontale alle libertà individuali. La decisione di emettere 12 fogli di via per quattro anni non è solo una misura sproporzionata, ma rappresenta un abuso di potere che merita una denuncia decisa e senza ambiguità.
Il foglio di via obbliga il destinatario a lasciare una città e a non farvi ritorno per un determinato periodo, limitando pesantemente la libertà di movimento e impedendo di condurre una vita personale e lavorativa normale. Si tratta di uno strumento di prevenzione che aggira ogni garanzia processuale, trasformandosi in una condanna senza giudizio, senza contraddittorio, senza possibilità di difesa. In altre parole, è una sentenza politica mascherata da misura amministrativa.
Questo strumento diventa un’arma pericolosa nelle mani delle autorità di pubblica sicurezza, che possono utilizzarlo in maniera arbitraria per colpire il dissenso politico. La discrezionalità concessa al Questore, in questo caso, ha dimostrato quanto facilmente il diritto possa essere piegato a fini repressivi. La “sproporzione tra la risposta a un’inaccettabile provocazione fascista e le decisioni arbitrarie del Questore” è la dimostrazione evidente di come la legge venga manipolata per schiacciare chi dissente come in questo caso per la presenza dei fascisti di CasaPound in una piazza di Padova.
Impedire a una persona di vivere in un luogo significa distruggere legami affettivi, opportunità lavorative e possibilità di partecipazione politica. È un’esclusione forzata che non colpisce solo l’individuo, ma anche la collettività, privandola di voci critiche e di opposizione.
Questo episodio non è un caso isolato, ma parte di una strategia più ampia di repressione del dissenso. Il ricorso sempre più frequente a misure amministrative per soffocare la partecipazione politica è un segnale allarmante di una deriva autoritaria. Quando la libertà viene concessa o tolta a discrezione di un’autorità, la democrazia diventa una farsa e lo Stato di diritto si svuota di significato.
L’episodio di Padova è un campanello d’allarme: o si difendono con forza le libertà fondamentali o si accetta la normalizzazione di uno stato di polizia. La scelta è politica, ed è urgente.